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Il Parco Monte Fenera, un Patrimonio Storico ed Archeologico unico

L'ASSOCIAZIONE CHE PROMUOVE LA RICERCA E LO STUDIO DEL PARCO

L’Associazione culturale “3P – Progetto Preistoria Piemonte” nasce nel giugno 2012 su iniziativa di un gruppo di archeologi piemontesi, allo scopo di promuovere, in Italia e all’estero, la ricerca, lo studio, la divulgazione e la valorizzazione del Paleolitico e Mesolitico piemontesi, nei loro diversi aspetti.


L’Associazione riunisce ricercatori universitari, dottorandi e studenti specializzati nei diversi campi della ricerca preistorica, insieme ad appassionati che già da tempo contribuiscono all’arricchimento della conoscenza del patrimonio preistorico della regione.


Dal 2013 l’Associazione ha in gestione, dall’Ente di gestione delle aree protette della Valle Sesia, la Casa delle Grotte di Ara (Grignasco, NO). Qui l’Associazione 3P ha posto la sede di attività volte alla divulgazione e valorizzazione delle peculiarità archeologiche e naturalistiche di tutta l’area del Parco naturale: il Monte Fenera infatti, posto al confine tra i territori di Novara e Vercelli presenta peculiarità naturalistiche che lo rendono unico sul territorio regionale.


IL MONTE E LA SUA UNICITA'

Le pendici del monte però nascondono molto più di ciò che gli occhi scorgono al primo sguardo.


Il Monte Fenera custodisce un patrimonio storico ed archeologico unico, un patrimonio che quasi ininterrottamente dal Paleolitico al Medioevo ci parla della storia della Valle Sesia e del Piemonte in generale.


Grotte di Ara             ph:Stefano Vindrola


IL PERCORSRO ESCURSIONISTICO CONSIGLIATO

Per sfogliare questo imponente registro non esiste percorso migliore che il sentiero 780.


Partendo da Ara si imbocca il sentiero 780 dietro la Chiesa di S, Grato. Proseguendo verso sinistra si incontra la chiesa medievale di S. Quirico. Qui si interseca l’antica Strada dei Buoi, una via lastricata che in epoca tardo medievale permetteva di raggiungere il Lago Maggiore.


Poco distante vi è anche una cava di cote ove si possono ancora osservare i giacigli e i ripari scavati nella roccia dagli scalpellini che vi lavoravano.


Proseguendo lungo il sentiero si arriva alla Grotta dell’Eremita, frequentata durante l’Età del Bronzo, dove sono attualmente in corso scavi archeologici a cura dell’Università di Ginevra. Raggiunto il belvedere si ha un breve tratto in discesa e poi il sentiero prosegue in piano. Costeggiando una ripida parete di roccia sulla destra si passa di fronte alla Grotta di Annie, dove è stato rinvenuto uno scheletro femminile di epoca tardo antica oltre a resti ceramici di età protostorica.


Proseguendo ancora lungo il sentiero si giunge prima al riparo del Belvedere e poi alla grotta della Ciota Ciara. Questa grotta e il vicino riparo sono state frequentate a partire dal Paleolitico dall’uomo di Neandertal e in seguito fino all’epoca romana.


GLI SCAVI ARCHEOLICI

Dal 2009 il sito è oggetto di scavi archeologici sistematici a cura dell’Università degli Studi di Ferrara.


L’area di scavo interessa attualmente la zona atriale della grotta e ha visto il recupero, in nove anni di ricerche, di oltre 60.000 reperti.


Lo studio dei dati provenienti dai tre livelli archeologici indagati è affidato a un’équipe interdisciplinare formata da ricercatori, dottorandi e studenti coordinati dall’ateneo ferrarese e riguarda tutti gli aspetti dell’occupazione del sito.


Grotta Ciota Chiara            ph: Pero Ottaviano


I DATI ED I RISULTATI

I risultati ottenuti permettono di ricostruire sia il contesto ambientale sia la mobilità e la tecnologia dei Neandertal della Ciota Ciara. Le specie identificate dallo studio paleontologico (Orso speleo, Cervo, Leone, Tasso, Volpe, Istrice, Stambecco, Rinoceronte, ecc.) rivelano la presenza, durante il Paleolitico, di un ambiente misto, con foreste che coprivano le pendici del Monte Fenera, alle quote più alte del monte l’ambiente era di tipo prativo alpino, mentre il fondovalle era occupato da praterie.


Un mosaico ambientale tra cui i Neandertal si muovevano alla ricerca di cibo.


Lo studio degli strumenti in pietra ha permesso di ricostruire sia parte delle rotte di spostamento di queste popolazioni (alcuni materiali provengono dalla zona del Lago Maggiore) sia l’utilizzo che ne era stato fatto per la lavorazione del legno e di altre materie dure, mentre paiono scarse le tracce riferibili ad attività di macellazione.


I dati raccolti concordano nel definire la Ciota Ciara come un sito di occupazione residenziale di breve/media durata, interessato dalla presenza dei gruppi neandertaliani presumibilmente durante il periodo estivo.


Dalla grotta della Ciota Ciara si può ridiscende verso Fenera San Giulio passando al fianco di un'altra grotta frequentata sia in epoca preistorica che protostorica, il Ciutarun, anch’essa oggetto di scavi archeologici prima negli anni ’30 e successivamente negli anni ‘60 oppure proseguire verso la vetta incontrando altre due grotte (Bondaccia ed Arenaria) di solo interesse speleologico.



Un grazie speciale a Sara Daffera e Gabriele Berruti ed alla associazione 3P “Progetto Preistoria Piemonte” per la collaborazione alla realizzazione di questo articolo!


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